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Salvo e il faro


16-starace
Ogni giorno, al tramonto,
Salvo va al faro per vedere i pescatori partire.
Guarda i loro volti segnati dai lunghi giorni in mare,
li osserva camminare con passo calmo e deciso,
tra le mani le reti e nello sguardo la speranza di una buona pesca.
Salvo guarda il fascio di luce
che la lanterna del faro proietta sul mare
e vede le barche allontanarsi sotto un cielo scuro e pesante.
Sua madre ha già apparecchiato la tavola e pensa
che se ci fosse ancora suo padre,
altro che a leggere e a contare,
gli insegnerebbe a far lenze, studiare il cielo, i venti e le maree.
Le storie, quelle potrebbe ascoltarle ogni giorno, da un vecchio lupo di mare.
Storie che insegnano a vivere
che lo facciano diventare
un uomo capace di fronte alle avversità.
Salvo è come ipnotizzato davanti a quelle barche
che ora sono solo un puntino all’orizzonte,
il mare illuminato dal faro è un palcoscenico
e i pescatori si muovono come abili attori.
Per un momento Salvo pensa
che suo padre sia sopravvissuto alla tempesta
e che ora viva e lavori al di là del mare
sulla terraferma.
Ma quando il fascio di luce lo colpisce in faccia,
si alza di scatto, guarda il cielo e pensa:
“Le cose che amava sono tutte qui:
la famiglia, la terra, il lavoro
e questo vecchio faro che ogni notte
accoglie i pescatori
come fosse la prima volta.”
Salvo guarda il mare ancora una volta prima di andare,
un’ onda più alta delle altre sembra salutarlo,
s’inchina davanti a lui
e davanti al faro, il custode della sua terra.
Alessandra Starace

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