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Mi chiamo Harry Maicol e questo è il mio diario


10-miolla
Caro lettore…io mi chiamo Harry Maicol e questo è il mio diario.
Non è un diario come tutti gli altri, perché la sua storia parla di una grande amicizia, ma non ti sto a raccontare tutto… ora puoi voltare pagina…
Harry Maicol 13/02/1967, Italia
Cara mamma sono tanti giorni che sto chiuso in casa, perché non posso andare a scuola come tutti gli altri bambini? Io voglio avere degli amici…
Harry Sandy Maicol 14/02 1967, America
Caro Harry, io e tuo padre non guadagniamo abbastanza soldi per mandarti a scuola, riusciamo a malapena a mangiare…io vorrei mandarti a scuola ma non posso; non volevo dirtelo ma stiamo diventando poveri.
A presto. La Mamma
Ero lì, al punto di piangere ma non ci riuscivo, tanta era la paura. Era un momento di crisi per noi ma io non volevo accettarlo e, allora, nel bel mezzo dell’ultimo rigo della lettera, mi addormentai, e sognai sognai sognai sognai… Sapete che cosa sognai? Sognai un faro, un enorme faro, alto e con tante finestre.
Il giorno dopo mi svegliai con l’intenzione di andare vicino al mare, dove, lì vicino, c’era un enorme faro.
Arrivai finalmente in spiaggia, non c’era nessuno, il mare era agitato e c’era molto vento.
Mi sdraiai sulla sabbia, e provai una sensazione di pace, per una volta. Le onde si alzarono ancora di più; ero terrorizzato al riguardo ma poi mi tranquillizzai.
Con coraggio mi alzai, e iniziai a correre, sempre più veloce fino al punto di cadere. La mia faccia era ricoperta di sabbia, ma io continuai a correre, perché dovevo arrivare lì dove c’era il faro.
Finalmente arrivai, i miei capelli erano già pieni di salsedine ma…eccomi: un piccolo bambino che, per la sua prima volta, toccava il faro; pensai di salirci ma non ne ebbi il coraggio, allora lo abbracciai e provai una sensazione di sicurezza, come se il faro mi proteggesse.
Il tempo passava sempre più velocemente finchè diventò notte, e mi dovetti ritirare a casa, quella specie di casa.
Margherita era la mia sorella maggiore; quella sera mi preparò il mio piatto preferito: la sogliola. Ma a cena non riuscii a mangiare perché il mio pensiero era fisso alla giornata che avevo passato.
Si fece tardi e ormai era l’ora di andare a dormire, e io mi addormentai subito perché volevo arrivare subito al giorno successivo.
Finalmente mattina.
Il profumo della lavanda arrivava fino alla mia stanza, insieme al profumino di brioche appena sfornate. Arrivato in cucina mi misi subito a mangiare, e poi vumm, mi fiondai subito in bagno per lavarmi. Ero già pronto, presi la bicicletta e iniziai a pedalare come un razzo.
Arrivai in spiaggia e lasciai la bici e mi allontanai verso il faro.
Era così grande visto da vicino, era così imponente, così alto da poter toccare le nuvole, e io che cosa ero… un piccolo bambino che aveva coraggio di fronte a quell’enorme torre?
Che cosa ero io, un piccolo bambino che aveva bisogno di un amico?
Queste erano le domande che mi giravano nella testa, come se all’improvviso mi sentissi grande… come se il faro mi facesse sentire grande, anche se ero piccolo, piccolo, piccolo.
Restai lì, seduto a guardarlo, e più tempo passavo lì… più tutto iniziava a diventare più grande: i miei pensieri, le mie opinioni, i miei sentimenti.
E sentivo che anche io iniziavo a diventare più grande, mi stavo alzando sempre di più, sempre di più, e diventavo sempre più alto, fino all’impossibile; riuscivo quasi a toccare il cielo!
Ma, la cosa più strana, è che riuscii a diventare davvero più alto del faro…riuscivo quasi a vedere tutto il mondo!
Era una sensazione bellissima… era stato lui che mi aveva letto nella mente, era stato lui a capire cosa volevo.
Mi sembrava strano, lo so che sembra impossibile ma non lo era per me. Era stato lui il possente faro a farmi ragionare, e a farmi crescere…allora lo ringraziai di tutto, lo abbracciai e lo guardai, finchè…era come se riuscissi a leggerlo nel pensiero, era come se volesse comunicarmi qualcosa…
A quel punto sentii i suoi pensieri, diceva: – Harry, mio caro amico, è stato bellissimo conoscerti, sei stata la prima persona che mi ha capito, sono così contento di averti conosciuto…ti voglio dire solo una cosa, non avere mai paura di affrontare la vita, non diventare triste davanti al male, affrontalo solo così potrai crescere e non intimorirti…affronta le tue paure, vedi io quanto sono grande? Sono grande perché ho avuto coraggio e ho superato le paure. I miei amici gabbiani mi raccontano cosa vedono, loro girano il mondo  e io no. La mia missione è di proteggere questa città, e di far arrivare le navi da lontano sane e salve…
Dopo quelle parole mi sentii sollevato al pensiero che avevo un amico…
Intanto passavano i giorni, e io e il faro diventavamo sempre più amici… passavamo le giornate lì, seduti difronte a quell’enorme distesa d’acqua.
Era bellissimo, scherzavamo giocavamo, insomma eravamo amici inseparabili…la mia vita iniziava ad avere un senso.
Ma le cose sembravano troppo belle per essere vere.
Sandy Maicol 03/06/1967 America
Caro Harry,
Finalmente io e tuo padre siamo stati assunti definitivamente al lavoro…quindi è con gioia che ti informo che tra un paio di giorni tu e tua sorella verrete qui in America dove vi aspetta la nostra nuova casa.
A presto. La Mamma
Sì ero felice per la notizia… però…. non era giusto…proprio ora che avevo un amico!
Corsi subito dal faro per raccontargli l’accaduto, e lui mi rispose che, se anche eravamo lontani, lui ci sarebbe sempre stato lì, vicino a me, a proteggermi. All’improvviso apparve mia sorella con il mio e il suo bagaglio in mano, perché dovevamo partire subito.
Intravedevo il faro tra la nebbia.
Non volevo salutarlo per non soffrire, e quindi scappai via in fretta facendo finta di non avere il tempo di fermarmi.
E più mi allontanavo e più vedevo scomparire questo amico nella nebbia.
E ancora oggi quando la nebbia cala fitta sul mare riesco ad intravedere una luce, che mi indica dov’è il mio caro vecchio amico Faro.
Harry Maicol 18/02/1997, America
Gaia Daria Miolla

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