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Farò il faro


01-Abbate
-Farò il faro!
-Non fare il faro!
-Farò il faro!
-Fare il faro non è fare farina!
Il piccolo mulino si imbronciò, voleva fare il faro,
e tutti gli dicevano di no.
PER FARE IL FARO CI VUOLE IL MARE.
PER FARE IL MARE CI VUOLE
ACQUA E SALE,
E PESCI E ALGHE,
E UN RELITTO DI NAVE DI PIRATI
SUL FONDALE.
Farò il faro!
PER FARE IL FARO CI VUOLE IL VENTO,
UN SOFFIO DA PORTENTO,
E TRE SCOGLI NERI,
E CAVALLONI CAVALCATI
DA GIGANTI CAVALIERI.
Farò il faro!
PER FARE IL FARO CI VUOLE
UN ABISSO BUIO E UNA BARCHETTA,
E UNA PREGHIERA
PER TROVARE ROTTA IN FRETTA.
PER FARE IL FARO CI VUOLE LA LUCE,
UN FASCIO DI LUCE FORTE
E PROFONDA,
COME LO SGUARDO DEL MARINAIO,
CHE SUPERA OGNI ONDA.
-1-
Il Vecchio Grillo era stato chiaro.
Adesso il piccolo mulino sapeva come fare
a fare il faro:
acqua, sale,
un relitto sul fondale, un soffio da portento,
tre scogli neri, cavalloni e giganti cavalieri,
l’abisso buio, una barchetta,
una luce profonda,
una preghiera per la rotta.
Quanti ingredienti per questa ricetta!
Occorrerà un grande cuoco.
Quanti ingredienti per questa pozione!
Occorrerà un grande mago!
Il Mago Pellicano!!!
Il Mago Pellicano,
dal becco a cilindro
estrasse l’occorrente.
La campagna in scogliera trasformò,
il prato in mare,
i passeri in gabbiani,
scoiattoli e farfalle
in tanti pesci strani.
– MAGO PELLICANOOOOOO!!!
– UFF!!! CHE C’E’ ANCORA???
– LE PALE TI SEI DIMENTICATO!
– OH CHE SBADATO,
UN FARO CON LE PALE DA MULINO
NON C’ E’ MAI STATO!
-2-
Nel becco a cilindro rovistò,
estrasse una grossa lampadina, e,
al posto delle pale che ingoiò,
l’avvitò.
Poi scomparve in un oblò! Boh!
Il sole era dolce, la brezza gentile,
sul piccolo faro nuovo di zecca:
bianco a strisce rosse
come un lecca lecca
POOOH!!! POOOH!!!POOOH!!!
Salutavano le navi con tre colpi di sirena.
Il piccolo faro era re,
in cima alla scogliera
e il giorno scivolava verso sera.
Ma venne anche la notte, l’abisso buio,
e il vento,
col soffio da portento.
E i cavalloni galoppanti coi cavalieri giganti
I marinai pregavano.
– FAROOOO!!! DOVE SEI???
– SONO QUIIIIII!!!
– DOVE, QUI???
– QUI!!!
– ACCENDI LA LUCE, COSI’ TI VEDIAMO
DALLA TEMPESTA E DAGLI SCOGLI
CI SALVIAMO!!!
Tremava troppo, il piccolo faro.
-COME SI ACCENDE?
-3-
Non gli spiegò, il mago Pellicano, che
PER ACCENDERE LA LUCE
BISOGNAVA SOLO… DESIDERARLO!
Il cavallone afferrò nave e marinai,
in alto li portò
e, in un ruggito,
contro il piccolo faro li scagliò.
Il piccolo faro chiuse gli occhi
NOOOOO!!!
Disperato urlò.
L’urlo echeggiò nella campagna.
-NOOOOO!!!
– CHE TI CAPITA, GIOVANE MULINO?
Giovane mulino??? Adesso sono un faro!
Il giovane mulino gli occhi aprì
e in mezzo alla campagna
addormentata
si trovò.
HO SOGNATO DI FARE IL FARO
pensò tranquillizzato,
e si riaddormentò.
Matteo Abbate

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